Vettori ancora alla prova tra caro fuel e divieti

La corsa a ostacoli delle compagnie aeree internazionali sembra non avere fine e il lungo percorso si allunga ogni giorno di più, spostando sempre più lontano l’agognato traguardo per riuscire a prendere fiato. Alla vigilia dell’avvio dell’atteso orario estivo, quello indicato per il ritorno a livello di traffico più vicino ai valori pre pandemia, arrivano nuove nuvole all’orizzonte per il comparto e due nuove minacce si stagliano davanti ai vettori: da una parte la chiusura dei cieli sulla Russia e dall’altra, ancora più pericolosa, la corsa al rialzo del prezzo del carburante. E il settore inizia a correre ai ripari con le prime misure.

L’allarme
Il campanello d’allarme arriva ancora una volta dagli Stati Uniti, dove alcune compagnie aeree hanno già deciso di intervenire effettuando un taglio allo schedule per evitare di fare pesare l’effetto dei rincari sui passeggeri, si legge su Simpleflying, considerando che ci si trova in un momento in cui la domanda ricomincia a salire. Ma quanto sta incidendo sui costi l’aumento del carburante? L’analisi effettuata da Richard Manrgum, professore di aeronautica alla Kent State University, il costo per un pieno di carburante per un B737, uno dei modelli più usati dalle compagnie, sarebbe passato in poco tempo da 24mila dollari a 36mila. Esattamente il 50 per cento in più. Se poi si prende in esame il volo di un 747 tra New York e Londra il costo può raggiungere i 116mila dollari.

L’analisi
Per ammortizzare questi aumenti una delle new entry nel mercato dei voli Usa Breeze Airways ha spiegato che sarebbe necessario un aumento del biglietto pari a 5 dollari per passeggero per ogni ora di volo. Tradotto: prendendo in considerazione un’andata e ritorno Roma-New York il costo aumenterebbe di 80 dollari.

Misure temporanee
Tutti costi che per ora i vettori cercano di assorbire in casa nella speranza che l’emergenza abbia durata breve e che le scorte fatte con le operazioni di fuel hedge, ovvero le contrattazioni a lungo termine per le forniture di carburante a prezzo fisso, riescano ad ammortizzare il momento no. Ma anche in questo caso a subire le maggiori conseguenze rischiano di essere la major Usa, Delta, United e American, che avevano scelto di non affidarsi al fuel hedge considerando i prezzi bassi che esistevano fino poco tempo fa.

Da non dimenticare poi il tema del lungo raggio dall’Europa verso Oriente: i passaggi aerei limitati dai divieti reciproci tra Europa e Russia stanno rendendo difficoltosa la riapertura delle rotte perché le nuove direttrici da seguire hanno distanze e costi decisamente maggiori. Moltiplicati ulteriormente dal caro fuel.

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