Viaggi di marketing

Paola Tournour-Viron, divulgatrice per professione e per passione

I Big Three extrasettore di TTG18. Chi sono, cosa ci lasciano

17/10/2018
16:19
 

Il riferimento ai Big Five abitualmente evocati quando si parla d’Africa me l’ha - del tutto involontariamente, sia chiaro - suggerito Duccio Canestrini, antropologo invitato a TTG 2018 per spiegare Come Non si Dovrebbe più Vendere il Grande Continente al di là del Mediterraneo. Ma Canestrini chi?, qualcuno si chiederà. Un parente di quel Giovanni Canestrini, zoologo, che a fine Ottocento tradusse per la prima volta in italiano l’Origine delle Specie di Darwin? Esatto, proprio lui.

Da buon ‘antropop’ quale si definisce, il Canestrini nostro contemporaneo ha snocciolato tutti i luoghi comuni – molti dei quali basati su assunti del tutto fasulli – con cui nel tempo e fino ad oggi si è alimentato il mal d’Africa in formato turistico. L’obiettivo è suggerire agli operatori di traghettare il cliente oltre i clichés, anche per convincere chi ha già fatto indigestione di fotosafari, escursioni a dorso di cammello, trekking nei parchi e via esplorando, che ciò che ha visto è solo una minima e superficiale parte del tutto. “L’Africa è anche moda e design – ha dimostrato Canestrini nella sua coinvolgente conferenza-spettacolo -, e poi è tecnologia, urbanistica avanzata, arte di altissimo livello”. Il suo invito a quanti hanno la responsabilità di diffonderne l’immagine, è dunque studiarla a fondo per come è oggi, estirpando le radici di un folclore polveroso che non sempre ne ha fatto e ne fa la fortuna. Un esempio per tutti è l’immaginario collettivo riconducibile alla struggente storia di Sarah Baartman, la venere ottentotta che a inizio Ottocento fu svago di un’Europa ipocrita e razzista, responsabile soltanto di averne accelerato la morte. Di questo e altri falsi miti legati all’Africa parla nel suo “Antropop, la tribù globale”, autografato in più copie al termine della conferenza.

Pioggia di autografi anche per il sociologo Francesco Morace, a TTG18 per spiegare l’importanza - anche per il turismo - di pensare a un “Futuro + Umano”, laddove il ‘più’ indicato in copertina con il segno dell’addizione non è evidentemente casuale. All’orizzonte si profilerebbe infatti un mondo in cui le imprese italiane vinceranno se sapranno “mantenere la capacità artigianale di fare qualcosa per il piacere di farlo”. Qui secondo Morace starebbe la grande differenza tra il lusso e l’eccellenza. “Molti credono che siano sinonimi, ma non è così. Lusso – ha sottolineato – deriva dal latino luxŭs, che significa superfluo, qualcosa che va oltre e che proprio per questo non può essere democratico. Un mercato certamente importante, ma per pochi”. E poi c’è l’eccellenza – dal latino excellentiă - che è invece frutto della volontà di fare qualcosa meglio di chiunque altro, sviluppata in secoli di guerre di campanile. Una caratteristica tipica del ‘saper fare italiano’, premiata ovunque nel mondo. “Colpevolizzare il nanismo delle nostre azienderimarca con forza Morace - è quindi una bestialità. In realtà è il valore da cui partire, senza per questo pensare che se si è piccoli lo si debba rimanere. Perché ciò che va difeso non è la dimensione locale, ma la capacità di conservare quel nucleo di autenticità che oggi il mercato mondiale si aspetta soprattutto dall’Italia”.

Infatti nel suo ultimo libro “Biomarketing” Giuliano Noci conferma che “anche nel mondo ipertecnologico di oggi l’uomo resta al centro. In conferenza ha aggiunto che “le grandi superfici commerciali sono in crisi perché continuano a riprodurre formule di vendita che appartengono al passato. In Italia i dati ci dicono che 37 milioni di persone sono orientate allo shopping online, everywhere and everytime”.

Dunque per le agenzie sarà la fine? “Sono frottole pure, ci sarà invece un ritorno del commercio di vicinato – sostiene Noci -. Le grandi offerte saranno online e non avrà più senso andare fuori città per raggiungere i grandi centri commerciali. Ikea lo ha già capito e dai 30mila mq di esposizione nelle periferie, è passata alle piccole superfici nel cuore dei centri urbani. Quella che si prospetta, anche per l’intermediazione di viaggio, è finalmente una partita di commercio vero, quello con la “c” maiuscola, che si sublima per la sua capacità di offrire servizi a valore aggiunto sull’individuo, esattamente come fa Ikea, che adesso punta sul valore della consulenza e non più sulla convenienza del prezzo”.

Tutto questo – sottolinea - con l’indispensabile contributo di operatori iper specializzati sul prodotto.

I nostri Big Three riportano insomma univocamente il fattore umano al centro. A ciascuno di noi il compito di potenziarlo e valorizzarlo secondo un’etica, un’artigianalità e una strategia distributiva completamente rinnovate.

Questo link per rivedere il riepilogo dell’intervento di Duccio Canestrini a TTG18

Questo link per rivedere l’intervento di Francesco Morace a TTG18

Questo link per rivedere l’intervento di Giuliano Noci a TTG18


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