Per fare turismo ci vogliono i soldi (e tanti). E ce li hanno in (molto) pochi.

Venezia Lido, riqualificazione dell’ex Ospedale a mare: entro il 2023, un albergo gestito da TH Resorts e un resort di livello internazionale gestito da Club Med, per un totale di 525 camere. Investimento di 132 milioni di euro, di cui 9 per oneri di urbanizzazione, interamente sostenuto da Cdp Cassa depositi e prestiti, già proprietaria dell’area dal 2013. Ricadute economiche sul territorio: 77 milioni di euro; giro d’affari previsto, con TH e Club Med a regime: 14 milioni all’anno; 500 nuovi posti di lavoro. Questi i numeri snocciolati da Fabrizio Palermo, a.d. di Cdp, alla presentazione on site del 14 giugno.

132 milioni di euro e un ritorno sull’investimento che si misura in decenni, non in anni. Chi può permettersi cifre del genere, se non Cdp? Perché per fare turismo ci vogliono tanti soldi e la Cassa depositi e prestiti, che gestisce il risparmio postale italiano dal 1875 (!), ne ha. Nel turismo ha già investito: il 46% del capitale di TH Resort, il 23% di Rocco Forte Hotels e gli investimenti immobiliari (tra gli altri, i villaggi ex Valtur e il Blu Salento Village) con il fondo FIT Fondo Investimenti per il Turismo. Sempre a botte (mi si perdoni il termine, ma rende l’idea) di decine di milioni. Decine.

Croceristi a parte (sulle proprie navi Costa Crociere e MSC investono miliardi, non milioni), solo un altro attore in Italia ha messo tanti soldi nel turismo: la TIP di Giovanni Tamburi in Alpitour, proprio un anno fa. Ma mentre Tamburi ha come obiettivo la Borsa, Cdp “opera a sostegno della crescita del settore turistico”, come recita l’home page istituzionale. Facciamo che Graziano Debellini, presidente e fondatore di TH Resorts, si è scelto con cura il partner cui cedere metà della propria società?

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