Estate 2019: a t.o. e agenzie è andata meglio di quanto si pensasse (per fortuna)

Autunno, tempo di bilanci. Come è andata questa estate, per tour operator e agenzie italiane? Meglio di quanto molti pensassero, all’inizio. Secondo me, per quattro buoni motivi:

1. Nessun t.o. (importante) è saltato - Abbiamo trascorso estati raccogliendo i cocci della rottura di qualche t.o. spazzato via dal mercato: non faccio nomi, tanto sono noti. L’estate 2019 è andata via liscia, invece. Anzi, per alcuni tour operator (cito solo Eden Viaggi e Quality Group) è stata addirittura brillante. Ho puntualizzato “t.o. importante” perché tra quelli che lo sono meno, nonostante il pregevole passato, due hanno abbandonato il campo: Best Tours e Viaggi di Atlantide, entrambi riconducibili al portafoglio Arkus Network, ora alle prese anche con lo sciopero dei dipendenti Amandatour. Possiamo attribuire agli azionisti del Gruppo con base a Roma la medesima “hýbris” (tracotanza, superbia) che ha colpito il Capitano Salvini? Forse sì, visto che erano partiti dall’aspirazione a costituire il “terzo polo” del tour operating italiano. Non vorrei scadere nella “Schadenfreude” (questa non la traduco), ma pare stiano peggio, molto peggio, gli stranieri: dal secondo t.o. europeo alla divisione iberica di un glorioso t.o. svizzero: chi l’avrebbe detto, solo qualche anno fa?!

2. Il Mare Italia ha tenuto, nonostante tutto - Dopo la pioggia di prenotazioni (e di denaro) inaspettatamente piovuta grazie al mega-ponte di primavera, giugno è stato avaro e luglio è partito in ritardo, ma agosto e la coda di stagione hanno tenuto. Il Mare Italia, soprattutto, è riuscito a riempire le camere (ovvio, non come nel triennio precedente, ma si sapeva) e a non sbracare sui prezzi. Ergo, in agenzia non si sono viste le “offerte parenti-amici-dipendenti” del 2 o del 9 agosto, che in passato devastavano il venduto in advance. Anzi, forse proprio grazie all’abitudine di prenotare per tempo, sempre più clienti han capito che in agenzia conviene andarci a marzo, anziché a fine luglio.  

3. Il Mar Rosso e la Tunisia hanno venduto, non STRAvenduto - Tutti i maggiori t.o. hanno ripreso la programmazione sul Mar Rosso e (più timidamente) sulla Tunisia, come già nel 2018, ma i numeri (e i margini) sono lontani da quelli dei tempi d’oro. La sensazione (personale, quindi opinabile) è una, anzi, due: primo, che coloro che programmano quei Paesi siano rimasti scottati dalle vicende degli anni scorsi, quindi hanno investito e rischiato più che nel recente passato, ma sempre “Pedro, adelante con juicio”. Perché ci vuole un attimo a riportare alla mente immagini che vogliamo tutti dimenticare. Secondo, Egitto e Tunisia stanno diventando un mercato per clientela con mezzi modesti: chi non può permettersi la Sardegna o Ibiza, ma neanche la Calabria o Creta, qualche centinaio di euro per Sharm o Sousse lo trova, alla fine. Con la conseguenza, però, che diventa una guerra tra poveri, per strapparsi clienti che prendono un 490 euro contro un 499: e i margini (già ridotti) vanno a farsi benedire.   

4. Le agenzie vendono, e il web pure - Lo dicevamo agli albori della rete: in Italia, si vendono on line i prodotti banalizzati (voli point-to-point e camere d’albergo), mentre off line si vendono prodotti complessi (tour, pacchetti, viaggi di nozze, gruppi). Una volta tanto ci abbiamo azzeccato: sono passati 15 anni e - sebbene i fatturati delle OLTA crescano a dismisura e il numero di t.o. e agenzie si sia nel frattempo dimezzato - la ripartizione appare ancora netta. Prendiamo solo l’outgoing sugli USA: pur con tutte le piattaforme disponibili on line, a comandare sono sempre i soliti (Viaggidea, Alidays, Naar, Quality Group) e ogni anno crescono. Ergo, per un commercialista brianzolo che si fa bidonare da un affittacamere greco e da Airbnb, ci sono migliaia di clienti che in agenzia ci vanno ancora. E molti ci sono pure tornati, dopo qualche disavventura digitale...

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