Bluvacanze: Ficarra, Rosi e Peroglio Longhin, e la comunicazione

È la notizia del momento: in Bluvacanze si è appena insediato il nuovo a.d. Alberto Peroglio Longhin, che ha preso il posto di Massimo Rosi, che era succeduto solo due anni fa a Marco Ficarra.

Tre amministratori con ampie deleghe si sono succeduti in poco più di 25 mesi al vertice di un network che oggi annovera 530 agenzie, in gran parte di proprietà o aip. Una potenza di fuoco, quindi, anche se i numeri sono da rimettere a posto e la proprietà Msc ha messo in campo, apposta, il suo manager di vertice, Gianni Onorato.

Non entriamo nel merito delle sfide che attendono Peroglio Longhin, ma parliamo di comunicazione. Quando Bluvacanze viveva il suo momento d’oro (da 38 a 700 agenzie, più 1.850%, dal 1999 al 2007), i proprietari Manzini e Dal Zilio brillavano per silenzio mediatico. Sporadiche interviste, sempre molto abbottonate; rara presenza a fiere e convegni; partecipazione di basso profilo a riunioni di agenzie (convention non se ne facevano).

Nel 2007 l’azionista di allora, Investitori Associati, acquisisce Cisalpina Tours dalla famiglia Chianello; Fabrizio Chianello si scontra immediatamente con Manzini e Dal Zilio, volano gli stracci e, a febbraio 2009, il fondo chiama Marco Ficarra, che arriva da venere.com. Ficarra fiuta subito l’aria, capisce che nel mercato girano voci incontrollate e - per rimettere in piedi la baracca - deve metterci la faccia. Concede interviste ai trade magazine, si fa vedere in BIT e al TTG, non si contorna dal solito codazzo di yes-man, ma accetta il confronto - spesso bollente - con le agenzie e coi competitor.

Dopo tre anni e la cessione di Bluvacanze, Vivere & Viaggiare, Cisalpina Tours e Going alla svizzera Shipping Agencies Services S.A. (ovvero a Msc), Ficarra lascia ed emigra in Spagna (altro cervello in fuga). A marzo 2012 gli subentra Massimo Rosi,  doppia laurea (ingegneria meccanica al Politecnico di Milano ed economia e gestione aziendale in Bocconi), proveniente da Italiana Pellets, energie rinnovabili, e prima ancora da Albacom, Atlanet e British Telecom. Curriculum extra settore, quindi, e voglia di comunicare pari a zero.

Se si fa una query “Massimo Rosi” sul sito dove state leggendo questo post, escono 8_notizie_8 in 25 mesi, e non una sola intervista. Lo stesso direttore responsabile di questa testata, Remo Vangelista, fa fatica a strappare a Rosi qualche dichiarazione, l’ultima delle quali risale a tre mesi fa, e non lascia il segno. Insomma, dopo il periodo di visibilità del triennio Ficarra, cala nuovamente il silenzio nel biennio Rosi. All’uscita del quale la proprietà dedica una tiepida nota “per l’impegno profuso e i risultati raggiunti nel corso di questi ultimi due anni”: un po’ come Moratti quando dimissionava gli allenatori dell’Inter pre-triplete.

Conclusione: per mandare avanti un’azienda serve comunicare? Ovviamente no, ci sono fior d’imprenditori che non rilasciano interviste e le cui uniche foto sono quelle del matrimonio di 40 anni prima (vedi Michele Ferrero, per citarne uno). Ma saper comunicare aiuta, quanto meno a dare un’immagine di sé che sia positiva e, come si dice ora, up-to-date. Guardiamo come comunicano, tanto per fare due esempi, Matteo Renzi e Oscar Farinetti.

Ecco, proprio Farinetti, che è stato socio di Alberto Peroglio Longhin in Eatinerary, lo spin-off turistico di Eataly. Scommettiamo che il nuovo a.d. di Bluvacanze, sebbene tendente all’understatement (per cultura e ascendenze piemontesi) farà propria la lezione di Farinetti, e non quella di Manzini / Dal Zilio prima, e di Rosi dopo?

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