Il commento del direttore
Remo Vangelista
Un’altra cattiva notizia per l’incoming. L’inflazione negli Stati Uniti sta erodendo il potere d’acquisto degli americani, con effetti a catena anche sull’industria dei viaggi. Da una recente indagine condotta da Bankrate emerge, infatti, che la contrazione della propensione al consumo in atto a causa dell’incremento dei prezzi medi e dei tassi di interesse sta portando a un calo della domanda anche nel travel. Un ambito in cui i cittadini d’oltreoceano si sono mostrati spesso di manica larga sul fronte della spesa.
Secondo il report, riportato su traveldailynews.com, nel 2025 oltre la metà degli statunitense (il 54%) prevede di spendere meno per viaggi, cene e intrattenimento. Una percentuale in aumento rispetto allo scorso anno, quando gli americani disposti a rinunciare alla spesa per vacanze e altri servizi di svago si attestava intorno al 49%.
Nel dettaglio, raggiunge il 38% intende ridurre le spese per viaggiare.
“Gli effetti cumulativi dell’inflazione e degli alti tassi di interesse hanno messo a dura prova le famiglie, contribuendo a livelli record di debito sulle carte di credito e facendo crollare il sentiment dei consumatori” spiega Ted Rossman, analista senior di Bankrate, commentando lo studio.
Disposti a contenere le spese sono perlopiù i consumatori appartenenti alle generazioni X e Baby boomers, mentre Gen Z e Millennials sembrano essere maggiormente propensi a concedersi qualche strappo al portafoglio per una vacanza.