Da Fosun a Oaktree e Batipart: gli occhi dei fondi sugli hotel italiani

L'Italia deve lavorare per alzare il livello del prodotto e aggregare il sistema così da attirare capitali, a partire dai fondi. Eppure il nostro Paese piace e tutti sono decisi a investire, nonostante le solite carenze infrastrutturali e le lungaggini burocratiche.

È quanto emerso dal workshop di Confindustria Alberghi "Le sfide per l'ospitalità del futuro: investimenti, innovazioni, ispirazioni" organizzato alla Bocconi di Milano e moderato da Magda Antonioli Corigliano. I cinesi di Fosun, che controlla Club Med e ha investito sul Lido di Venezia con Th resorts, sono in prima fila: "Nel gruppo sta nascendo un fondo destinato nello specifico all'hospitality italiano, dove c'è ancora spazio. Puntiamo a resort da ristrutturare in località di mare e montagna" ha detto Pietro Clemente, direttore esecutivo dell'asset management di Fosun in Italia.

Anche il fondo americano Oaktree, insieme al partner Castello Sgr (da cui ha già acquistato un immenso patrimonio di hotel) sta portando a termine l'operazione di rilancio dell'Ambasciatori di Roma. È della partita anche Batipart, family office francese che gestisce un portafoglio da 3 miliardi di asset, per ora solo il 10% in Italia: "Abbiamo aperto una sede nel Paese per aumentare l'esposizione sull'hospitality" ha testimoniato Marion Pignol (ex Beni Stabili), ceo per l'Italia.

E oltre alle grandi catene, arrivano i nuovi brand come l'olandese CitizenM, che ha confermato l'interesse su Roma e Milano.

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