Il mondo del turismo Usa contro Trump: "Ci fa perdere 32 miliardi di dollari"

È guerra aperta tra l’amministrazione Trump e le associazioni degli imprenditori turistici statunitensi.
La contestazione parte da Jonathan Tisch, ceo della compagnia Loews Hotels e presidente emerito della US Travel Association, il quale in un duro articolo pubblicato su Travel Weekly accusa il presidente degli Stati Uniti di aver causato perdite per 32mila milioni di dollari in mancate entrate turistiche.

I calcoli di Tisch si basano sul fatto che la quota di mercato degli Usa è diminuita del 13%, tasso che si traduce in 7,4 milioni di turisti internazionali in meno, che sul suolo americano avrebbero speso 32 miliardi di dollari e generato 100mila posti di lavoro.
“Gli Stati Uniti - aggiunge Tisch - stanno perdendo visitatori perché il messaggio che diffondono a livello internazionale è che si tratti di un Paese non molto accogliente”.

Il Brand Usa va mantenuto
Altra polemica riguarda il Brand Usa, il  programma di promozione internazionale introdotto durante il mandato di Obama e che riceve 10 dei 14 dollari che i viaggiatori pagano quando devono richiedere l’Esta. “Per ogni dollaro investito - afferma Tisch - il programma ne restituisce 28 in spese turistiche, senza che i cittadini statunitensi debbano pagare nulla”. Eppure, nonostante questo l’amministrazione Trump ha proposto di eliminarlo.

Controlli di sicurezza per 14 milioni di potenziali turisti
Infine non piace ai player turistici la decisione di estendere il sistema cosiddetto di ‘controllo esaustivo’ - cui ora sono sottoposte circa 65mila persone richiedenti il visto di ingresso - fino ad arrivare ad applicarlo a oltre 14 milioni di potenziali visitatori.

“Arriveremmo al punto - polemizza Tisch - che ogni viaggiatore proveniente da mercati critici come Brasile, India e Cina sarà oggetto di un’indagine approfondita”. Gli standard di sicurezza, precisa, devono essere sì rigorosi, ma senza arrivare a sacrificare la leadership degli Stati Uniti nel mercato internazionale dei viaggi. “Con le giuste politiche e un messaggio di benvenuto al mondo entrambe le necessità possono essere soddisfatte” conclude.

Stefania Galvan

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