Lavoro e ospitalità, le regole per riconquistare i giovani talenti

Addetti al booking, house keeper, chef, direttori d’albergo. L’offerta di impiego nel settore dell'ospitalità sta crescendo velocemente. Eppure, la richiesta di figure professionali non riesce a essere soddisfatta. E le scuole sfornano sempre meno capitale umano.

Secondo l’Osservatorio Ristorazione 2022, nel 2014 i nuovi iscritti nelle scuole alberghiere erano 64.296, nel 2021 se ne contavano appena 34.015: il 47% in meno.

L'analisi
Un tema caldo, quello della perdita di appeal del turismo, che nei giorni scorsi ha visto confrontarsi a Roma, in occasione della seconda edizione di Gto Conference, aziende e rappresentanti del mondo della formazione. “Quando si pensa al ricettivo - ha sottolineato Giulio Contini, direttore generale Scuola Italiana di Ospitalità - si pensa a un settore che paga poco e non coltiva i talenti. Invece, ci sono tante aziende virtuose che offrono buone condizioni di lavoro, benefit e percorsi di crescita”.  

Secondo Carlos Diez de La Lastra, ceo di Les Roches, si deve combattere anche un altro tipo di pregiudizio: "Perché si fa fatica ad accettare che i percorsi di laurea legati al turismo possano essere costosi? Questo non è coerente con un settore che apre le porte di grandi aziende e che ha un grandissimo bisogno di persone qualificate”.  

Il ruolo delle imprese
Ma in questo gap un ruolo fondamentale lo hanno anche le imprese, che, secondo Antonello De Medici, coo Gruppo Rocco Forte Hotels, “devono essere più presenti nelle scuole, perché è vero che cercano talenti, ma non spendono tempo per formarli. E questa - ha aggiunto - è una contraddizione che alla lunga in questo settore non funzionerà più”.  

Che il contributo delle nuove leve sia fondamentale lo ha evidenziato anche Antonio Barreca, direttore generale Federturismo Confindustria: “Il turismo è un’industria fortemente trasformativa, nella quale il ciclo di un prodotto dura al massimo 10 anni. Per questo è fortissimo il bisogno di giovani, gli unici in grado di costruire modelli di accoglienza nuovi”.

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