Caffè con il direttoreIl Med secondo Andreetta

Passeggia nel piazzale di Pragelato e segue con lo sguardo i clienti che si avviano lentamente alla seggiovia. Gino Andreetta si gode la coda dell’inverno nel suo villaggio di alta montagna.

Inizio di aprile, nevica e le piste sono ancora splendidamente gonfie. Lui, 47 anni, figlio di italiani immigrati in Belgio, ha vinto la sua scommessa perché al primo anno di servizio il Club Med di Pragelato ha superato anche le aspettative. Il  tasso di riempimento del club è stato superiore a strutture avviate da anni.

Nel 'Club' dall’88 nella sede di Anversa, guida la sede italiana da tre stagioni e crede nel ritorno forte della filosofia del vecchio Med, “ci credo al 200 per cento e qualcosa mi dice che siamo già in movimento”.

L’amministratore delegato dell’operatore arriva da una lunga gavetta che lo ha visto guidare anche il mercato turco e la zona dei Caraibi, Messico e Usa con sede a Miami. Dopo un inizio in sordina ha deciso di ribaltare l’attività in Italia chiamando in azienda Giorgio Trivellon come responsabile vendite. Così ora è partita la caccia al mondo della distribuzione.

Andreetta prova a spiegare in questa intervista che gli investimenti sul mercato italiano non sono affatto fermi, rispondendo così al nostro editoriale Aspettando il Club Med.

Da dove partiamo? Avete portato anche un gruppo di adv a Pragelato. Siamo entrati in una nuova fase?
Dobbiamo fare capire il cambio strategico sia al cliente finale sia alle agenzie di viaggi. Lavoriamo per questo a testa bassa.

Quindi il Med di un tempo non esiste più?
Chiariamo subito che non siamo più quelli di 20 anni fa, ma non abbiamo cambiato il software. La nostra anima è ancora viva lo vedrete presto.

Determinato a spingere sull’Italia nonostante venti negativi.
La crisi si sente in Italia come in Francia o Germania, ma noi stiamo lavorando per migliorare le performance. Abbiamo chiuso villaggi poco produttivi, ma prepariamo altre novità.

Come il 5 Tridenti di Cefalù?
Una bella operazione che dovrebbe partire nel 2015 e dove lavoriamo insieme a Italia Turismo.

In attesa di trovare qualcosa in Sardegna…
Se ci sono opportunità le prendiamo. Valutiamo tutto ma senza correre.

Però avete già fatto sondaggi sull’isola, non è un segreto.
Cerchiamo un punto unico diverso dal solito, ma sia chiaro che serve una struttura di ampio respiro che non può funzionare solo 4 mesi l’anno.

Intanto bisogna superare i 24 mila passeggeri del 2012. Bella impresa?
Penso sia in atto anche una sostituzione della clientela con un target diverso. Quindi non voglio rincorrere le vendite, ma altre cose.

Tutti sui margini ora?
Bisogna restare lucidi durante fasi economiche così complesse e cercare la reddittività dei villaggi. Per Pragelato abbiamo investito 11 milioni di euro e i primi risultati sono molto buoni.

Serve anche una spolverata alla comunicazione del Med…
Forse dobbiamo spiegare meglio come siamo cambiati e spingere sul brand. Ma l’anima è sempre quella si fidi. Poi sul lato economico diamo qualità.

Indebitamento in calo?
Noi del Med generiamo cash flow positivo e non conosco tante aziende sul mercato così brave. L’indebitamento l’abbiamo ridotto in maniera drastica.

Passiamo al mercato. Vendite dirette o ancora agenzie di viaggi?
Dobbiamo essere ovunque su un mercato aperto a tutti, però lo scriva che lo zoccolo duro delle vendite del Club sono ancora i dettaglianti. L’operazione Trivellon spiega tutto.

Si torna alla distribuzione old style?
Giorgio è un manager riconosciuto dal comparto e il suo ingresso prova che stiamo lavorando su questo canale. Abbiamo bisogno di adv in movimento perché chi aspetta il cliente al bancone è finito.

Restano attive le tre boutique a Milano, Roma e Torino?
Certo attive e con buona capacità di vendita. Poi sono un grande veicolo di marketing sul territorio. Non si toccano.

C’è un’azienda del mercato che segue con attenzione?
Mi affascina la crescita di Emirates, con quel salto di qualità irresistibile. Un capolavoro.

Una sua passione?
La mia famiglia prima di tutto.

Qualcosa che le manca?
Avere il tempo per qualche hobby, perché lavoro tanto. Vorrei trovare uno spazio per suonare la batteria, il piano o la chitarra. Più tempo per me, ecco cosa mi viene in mente.

Dicono che sia anche un appassionato di calcio?
Divido la passione tra l’Italia e il Belgio. Milan e Anderlecht sono le mie squadre. Per seguirle bene avrei però bisogno di tempo e torniamo alla domanda di prima.

Twitter @removangelista

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