Roma senza turisti, la voce degli hotel: "La strada resta ancora in salita"

A Roma un terzo degli hotel è chiuso temporaneamente, la programmazione con i grandi t.o. esteri è sfumata, mentre si allontana ancora la possibilità di rivedere la ripresa dei flussi internazionali.

"A livello di occupazione siamo tornati alla situazione dell'aprile del 2020, quando eravamo in pieno lockdown - spiega il presidente di Federalberghi Roma, Giuseppe Roscioli, che sull'ultimo Decreto Sostegni aggiunge: "Ha dato qualche certezza in più sul tema della cig o del bonus affitti, ma nessuna misura ha previsto per quanto riguarda l'Imu o la moratoria sui mutui, che molti di noi ricominceranno ora a pagare".

"Ancora niente stranieri"
Gli albergatori che resistono cercano quindi di limitare i costi. "Al momento - sottolinea il presidente di Bettoja Hotels, Maurizio Bettoja (nella foto) - teniamo aperto solo il Mediterraneo e il ristorante del Massimo d'Azeglio, frequentato anche dai romani, ma le camere occupate sono poche. A novembre avevamo ricominciato a vedere qualche cliente straniero, poi però la speranza si è subito dissolta. Dal canto nostro, continuiamo a coccolare i nostri ospiti, è nel nostro dna, ma la strada è ancora in salita".

Lavoratori a rischio
La crisi del turismo ha cominciato ad abbattersi anche sui lavoratori, con i primi licenziamenti annunciati nei giorni scorsi da 3 grandi alberghi: lo Sheraton, il Majestic e l'hotel Cicerone. "Il rischio - sostiene Walter Pecoraro, presidente di Federalberghi Lazio - è che i grandi fondi speculativi arrivino nelle grandi città d'arte per fare shopping delle nostre piccole e medie imprese o che, peggio, queste cadano nelle mani della finanza poco trasparente".

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